Lanza del Vasto onorato dalla rivista La Vie

In maggio,il magazine La Vie poneva la questione seguente : “Siamo diventati più violenti ?”. Un articolo viene dedicato a Lanza del Vasto, che ha reso popolare il principio della non-violenza e l’ha istituito come modo di azione.

Lanza del Vasto à l'honneur dans le magazine La Vie - Mai 2021

L’autore, Philippe Clanché, ha gentilmente concesso all’Associazione la pubblicazione del suo articolo. Eccolo di seguito, ma è anche possibile scaricarlo in PDF cliccando sull’immagine.
Lanza del Vasto à l'honneur dans le magazine La Vie - Mai 2021

Lanza del Vasto, il teorico della non-violenza che s’ispirava a Gesù e a Gandhi

Nella metà del XX° secolo, questo filosofo italiano atipico, fondatore delle comunità dell’Arca, ha reso popolare il principio di non-violenza e l’ha istituito come modo di azione.

“ Se la non-violenza non può fermare la guerra, nulla potrà fermarla; il futuro è della non-violenza, oppure non vi è futuro “ (Approches de la vie intérieure, DDB, 2015)(Introduzione alla vita interiore DDB, 2015). Dobbiamo questa affermazione a Lanza del Vasto (1901-1981), filosofo, teorico e attore di questa impostazione, di cui festeggiamo il 120° anniversario dalla nascita .
Nel 1937, mentre si odono passi di stivali in Italia e in Germania, questo aristocratico italiano, poeta e musicista alla ricerca di un ideale, si reca in India per incontrare Gandhi. Avendo già sperimentato questo atteggiamento rivoluzionario di fronte alla violenza, l’asceta induista convincerà il filosofo cattolico ad aver fede nella forza della non-violenza, e a concepirla come una dialettica permanente tra lavoro su di sé e impegno, tra liberazione interiore e liberazione degli uomini.
Rimandato in Europa dal saggio indiano con questa missione, Lanza vi reinvestirà anche uno dei primi fondamenti delle sue convinzioni: il Vangelo, e più precisamente le Beatitudini. “Gesù non fa l’elogio della passività. Tendere l’altra guancia è il contrario di non reagire. Consiste nel provocare l’avversario, raggiungere la sua coscienza”, spiega Daniel Vigne, professore di filosofia all’Istituto cattolico di Tolosa e presidente dell’Association des amis de Lanza del Vasto(Associazione degli amici di Lanza del Vasto).
Per il filosofo, l’uomo è violento perché pensa che la sua azione sia legittima. La non-violenza interviene per tagliare questo sentimento alla radice, facendo comprendere all’avversario che la sua aggressività non ha ragion d’essere, obbligandolo a smuoversi.
Davanti al conflitto, riassumeva Lanza, si possono scegliere vari atteggiamenti : la neutralità, la zuffa, la fuga e la capitolazione. “La non-violenza, che esclude gli altri quattro, è un rifiuto attivo, non una accettazione passiva del male.”

Modello di disobbedienza civile
Questa impostazione richiede un importante lavoro interiore. Se la causa che si difende è irreprensibile, il militante che la utilizza, per sua stessa natura, non lo è. Per questo, Lanza, come Gandhi, valorizza alcune tecniche, come ad esempio il digiuno. “si tratta di un mezzo per valutare la propria parte di responsabilità nella situazione, dice Daniel Vigne, Prima di passare all’azione o di predicare, bisogna aver maturato il proprio progetto”.
Lanza, sul modello degli ashram gandhiani, ha creato dei villaggi monastici, raggruppando famiglie e non sposati di tutte le confessioni : le comunità dell’Arca. “Sono laboratori a misura umana di quello che bisognerebbe esportare. La non-violenza vi è uno stile di vita, a partire dall’ambito domestico.

Le Comunità dell’Arca, una scuola di impegno
Queste comunità offrono anche una scuola di impegno, realtà importante per Lanza, che ha molto rischiato per le sue idee…… Nel 1957, digiuna per 20 giorni per protestare contro le torture in Algeria. Manifesta contro la bomba atomica e lancia una campagna di disubbedienza civile per ottenere lo statuto di obiettore di coscienza. Nel 1971, Lanza e alcuni amici dell’Arca occupano l’altopiano del Larzac contro il progetto di un campo militare.
Se Lanza è morto nel 1981, le comunità dell’Arca sono tuttora vive, come ad esempio quella di Saint-Antoine l’Abbaye in Francia (Isère). E il pensiero del filosofo italiano è arrivato ovunque. Oggi, sulla scena internazionale, i dirigenti autoritari hanno difficoltà a legittimare i loro gesti repressivi e violenti. Daniel Vigne considera che sia “una vittoria della non-violenza”, ottenuta grazie ad alcuni profeti come Gandhi, Martin Luther King o Lanza del Vasto.

Philippe Clanché
La Vie n. 3952, 27 maggio 2021